Museo/Monumento

La Casa Museo di Antonino Uccello

Descrizione
Antonino Uccello, creatore della "Casa museo", fu poeta ed antropologo. Nasce a Canicattini Bagni (Siracusa) nel 1922. Appena ventenne, maestro di scuola, emigra in Brianza ed è forse lì, lontano dalla sua isola, che prende maggiore coscienza delle proprie radici. Il forte interesse per le tradizioni popolari e la constatazione della rapidità con cui tutto diventava superato, inservibile e conseguentemente dimenticato e distrutto, lo portano a ricercare con la moglie Anna Caligiore, durante le vacanze trascorse in paese, tutto quanto fosse legato alla cultura popolare: usi, tradizioni, oggetti. In un trentennio, dall'ultimo dopoguerra in poi, Uccello, in parallelo alla sua attività letteraria, organizza fra la Sicilia e Milano, numerose mostre su temi della cultura popolare, spesso accompagnate dalla produzione di cataloghi. Ritornato ad abitare in Sicilia, Uccello sente la necessità di trovare una dimora per il materiale raccolto. Acquista una antica casa a Palazzolo Acreide nella quale realizzerà la "Casa Museo". Le ragioni del museo Il bisogno di salvare, tramite gli oggetti, la memoria delle arti e delle tradizioni popolari era per Uccello una "preoccupazione" giornaliera. Il genere umano, da millenni aveva usato per. la crezione di utensili e di qualunque altro attrezzo ed oggetto, materiali provenienti dal mondo vegetale ed animale. La scoperta dell'elettricità, l'invenzione di materiali sintetici e di sofisticati macchinari rompono drasticamente una consuetudine millenaria. Entra in crisi con essa una cultura tradizionale che fonda le sue radici nella vita di antiche aggregazioni umane. La vita economica esige rapporti produttivi non più legati a naturali avvicendamenti temporali, tipici ad esempio, dei lavori agro-pastorali. Ritmi diversi irrompono nelle comunità, minano consuetudini sociali, economiche, affettive e religiose da tempo radicate. Subentrano tempi legati alla competitività ed alle ricchezze prodotte dalle innovazioni tecnologiche. I nuclei familiari e gli individui rimangono isolati, solitari, privi di comunicazione viva e reale. Sono costretti ad emigrare. Le massaie tessitrici ed i loro telai tradizionali da cui producevano preziosi corredi, i contadini fabbricanti dei loro attrezzi, i pastori produttori di formaggi, i cestai, i calzolai produttori di scarpe, i carbonai, i carradori abili costruttori di carretti, le ricamatrici, i sarti, i cerai, i ferrai, i sellai e tanti altri lavori artigianali che aggregavano nelle case piccole comunità, spariscono. Un Museo "vivo", per Antonino Uccello, significava una Casa per ricreare, con l'ausilio di oggetti-memoria, l'antico gusto di queste aggregazioni perdute. Inaugurato ed aperto al pubblico nel 1971, il museo è stato, dopo la morte di Uccello, acquistato nel 1983 dalla Regione Siciliana. La sede museale è un'ala di Palazzo Ferla, edificio realizzato, su fabbriche preesistenti, dopo il terremoto del 1693 nel quartiere dei Mannarazzi dove esistevano le mannare, ovvero i recinti per gli ovini. In essa Antonino Uccello con i materiali raccolti ricreò gli ambienti della casa della civiltà contadina Iblea dove spesso coesistevano due mondi, tanto diversi nelle apparenze quanto vicini nei legami.

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